Care Amiche e compagne,
abbiamo costituito, pochi giorni fa il Coordinameto regionale UILP per le pari opportunità, in un momento molto particolare della condizione della donna.
Nel nostro Paese, dobbiamo ancora fare i conti con una grave crisi economica e produttiva, con un elevatissimo numero di ore di c.i.g. e purtroppo, quando questo diminuisce non è per un miglioramento della situazione, ma la motivazione (molte volte) è il termine degli ammortizzatori sociali e iniziano processi di mobilità o licenziamenti.
Sono anni che nelle nostre aziende non si fa più ricerca o innovazione, non ci sono più nuovi insediamenti produttivi e tanti imprenditori, alla ricerca di facili guadagni delocalizzano in Paesi esteri.
In una situazione così difficile è indubbio che le donne sono molto penalizzate dato che, in molti casi, non rivestono posizioni strategiche nei luoghi di lavoro.
Infatti, anche se c’è una presidente in Confindustria, l’associazione degli imprenditori, la percentuale delle donne con incarichi manageriali non è aumentata, e nemmeno in ambito produttivo per quanto concerne: capi reparto, direttori, dirigenti o altro.
Questo quando una donna è ancora in attività lavorativa, ma le cose non vanno meglio per le nostre pensionate; infatti nel malessere generale, dove le pensioni stanno perdendo sempre più il loro potere d’acquisto, dobbiamo constatare come gli importi siano differenziati.
Per un uomo, il trattamento previdenziale è, quasi sempre maggiore, perché nella vita lavorativa ha avuto più stabilizzazione e magari disponendo di un titolo di studio più elevato ha ottenuto più qualificazioni.
Per una donna, la precarizzazione, la stagionalità ecc., non è un dato legato agli ultimi anni, ma è da sempre un fattore costante ( solo ultimamente i livelli fra uomini e donne si stanno eguagliando), in più si deve considerare la disponibilità data, per i bisogni familiari.
In Italia, la condizione femminile è legata alle esigenze che si manifestano in ambito familiare, ormai come consuetudine e cultura; anche un normale periodo di maternità, può trasformarsi in una penalizzazione dato che, quando si rietra al lavoro, a volte si verificano variazioni nel proprio ruolo o si subiscono discriminazioni vere e proprie, anche se oggi ( la legge 53 è del 2000…..) con le normative vigenti, dell’astensione per maternità ne può usufruire anche il padre.
Oppure, quando in famiglia ci sono delle persone anziane, è sempre la “donna “ a doversene fare carico, ma in entrambi i casi perché oltre al modo tradizionalista di gestire le situazioni, i servizi pubblici non sono adeguati: alle esigenze dell’infanzia, gli asili o scuole materne si risponde con lunghe liste di attesa e per degli anziani i servizi socio sanitari non sono sempre accessibili.
Per queste motivazioni la vita lavorativa di una donna può subire interruzioni o riduzioni, determinando così dei trattamenti pensionistici molto bassi.
Il reddito inferiore, diventa una ulteriore difficoltà dato che, con l’aumento dell’aspettativa di vita, quando le donne hanno bisogno di servizi socio sanitari, la loro capacità economica per la partecipazione alla spesa non sempre è adeguata, devono ricorrere all’aiuto dei figli, se possono, oppure all’assistenza del Comune; costringendole a chiedere sussidi e mettere ulteriormente in disparte la loro dignità.
Queste sono alcune riflessioni che come Sindacato stiamo cercando di sviluppare e trasformare in azioni concrete, a partire dalle politiche nazionali, ribadendo e richiedendo il riordino dei trattamenti di pensione; - solo nel 2007 nell’accordo con il governo Prodi, tenendo in considerazione il reddito individuale e gli anni di lavoro prestato, le donne hanno avuto un vero aumento delle loro pensioni - e questo, a mio avviso è stata una tappa importante nella contrattazione.
Oggi con l’attuale Governo è difficile poter avere dei tavoli di trattativa mirati al recupero del potere d’acquisto e/o una riforma delle pensioni che tenga conto anche delle specificità di genere.
A livello territoriale abbiamo il compito di migliorare la condizione degli anziani ed in particolare delle donne; attraverso l’aumento e la qualità dei servizi sociali e sanitari con la possibilità di accedervi a dei costi adeguati e regole certe.
Però il benessere delle donne non è solamente legato a bisogni sanitari, ma deve essere inteso come sostegno alla convivialità e rapporti sociali, contrasto alla fragilità e aiuto per la solitudine.
Le donne vivono di più e questa positività si deve trasformare in esperienze attraverso la naturale predisposizione femminile di mettersi sempre in gioco, nel trovare nuovi stimoli, amicizie e non a caso, vediamo che nelle palestre, nei corsi da quelli per computer alla palestra della mente, all’università degli adulti, ecc., le donne sono più numerose e sono quelle che partecipano più attivamente.
Questo è un dato positivo che anche il sindacato sta cogliendo, le nostre iscritte, le nostre pensionate devono sentire che la UILP può offrire opportunità di aggregazione e di discussione in tutte le proprie sedi.
Il coordinamento per le pari opportunità è aperto a suggerimenti e indicazioni; inoltre nel nostro sindacato c’è l’ADA che è a disposizione con progetti di volontariato e per fare corsi, sempre nell’ottica di migliorare la condizione delle donne a prescindere dall’età che hanno.
Febbraio 2011
Costruito in proprio